
Luciano Curtolo
Luciano Curtolo dipinge con l’anima, tracciando sul tela un dialogo profondo tra luce e ombra, memoria e sogno. I suoi colori si fondono e si scontrano, creando paesaggi interiori dove il tempo sembra dilatarsi, invitando lo spettatore a perdersi in un mondo sospeso tra realtà tangibile e visioni evanescenti. Il suo tratto è al contempo vigoroso e raffinato, un equilibrio perfetto tra controllo e spontaneità, che trasmette una forte tensione emotiva e una riflessione delicata sull’esistenza. Attraverso la materia pittorica, Curtolo evoca sensazioni intime, in cui ogni forma si fa simbolo e ogni sfumatura diventa parola silenziosa di un racconto più ampio. L’opera di Curtolo è un viaggio sensoriale e poetico, un invito a rallentare e ad ascoltare quel sussurro nascosto nel silenzio delle cose, dove la luce si fa poesia e la pittura diventa voce dell’anima.
Biografia
Luciano Curtolo è nato nel 1970 a Motta di Livenza e vive a Pasiano di Pordenone. Dalla sua campagna inizia la storia di un'infanzia e giovinezza avare di agi e spensieratezza, subito assorbite dall'occupazione nel mondo del lavoro. Verso la fine degli anni '80 Curtolo giunge alla pittura muovendo dalla cultura figurativa che lo circondava, ma che ben presto non poté dare soddisfazione all'ansia di andare oltre le cose. C'è un quadretto del 1989 che pare uscito da una vetrata gotica, con quelle tempere campite bidimesnionalmente, vivaci e accostate con armonia. I si nota la disponibilità alla lezione di Antonio Scopellitti, su quelle linee era sopravvenuta la voglia di esaltare il contenuto cromatico quasi in chiave impressionista. La mancanza di spostamenti e la ripetizione-costrizione del lavoro nell'officina o nel laboratorio producono effetti contrastanti, quasi che nel quadro emerga un contro piano, il cui riferimento risiede tutto nella vita quotidiana. Curtolo è un veneto di confine, essenzialmente autodidatta; a differenza di altri artisti veneti non frequenta alcuna Accademia d'Arte, ma è assiduo visitatore dei più importanti musei italiani, francesi e olandesi. Forma, quindi, il suo baglio artistico in maniera assolutamente istintiva ed autonoma. Dal confronto con le opere dei maggiori pittori moderni nascerà quel bisogno di rinnovamento che accompagna tutta la sua produzione. Già dal 1993 e poi in modo più determinato nel 1996, Curtolo affronta pittoricamente un drastico cambio espressivo, da impulso alla ricerca cromatica e precisa la sua vena estetica che nella serie di tele 150x150 riassume una raggiunta sicurezza nell'equilibrio tra forme e tonalità. Nel 2001 grazie all'iniziativa della provincia di Treviso che si proponeva di raccogliere gli artisti emergenti, Curtolo entra a far parte del gruppo “Giovani Artisti Trevigiani”. Nonostante sia ora totalmente fuori dalla leggibilità e dalla riconoscibilità realistica la sua arte ottiene il favore e l'accoglienza fin dai primi approcci con il pubblico, ma anche apprezzamento critico per un modo di dipingere che Alessandra Santin così definisce in una brochure di presentazione: “Dietro le nebbie e il chiarore dei bianchi lattici e trasparenti, si sovrappongono e tendono gli spazi e le forme liriche..., che chiedono a ciascuno una ricerca, una lettura, il dialogo”. Quello che di lui colpisce è un temperamento mite e posato che tuttavia insegna a conoscere nella sua inaspettata complessità l'universo di quella parte di nord-est che mantiene ancora oggi le sue caratteristiche di riservatezza e mistero. La casa di campagna che ospita, a Pasiano di Pordenone, il suo studio, costituisce il transfert del buen retiro, ma anche, nell'epoca della globalizzazione senza centro, un punto focale, una fonte di irraggiamento.